Il Trebbiano è un vitigno a bacca bianca. Il prodotto che ne deriva è un vino leggero da consumarsi preferibilmente entro l’anno successivo della vendemmia.
Si pensa che sia originario del periodo etrusco-romano e la sua primaria diffusione si ebbe sui colli romagnoli. Con il trascorrere degli anni nacquero, dal ceppo del Trebbiano, una serie di differenti vitigni, tutti simili tra loro e coltivati su tutto lo stivale.
Le sue caratteristiche positive di adattamento alle diverse zone climatiche e territoriali gli hanno consentito una forte diffusione su buona parte del nostro territorio, oltre che in alcune regioni francesi e californiane.
La sua produzione per ettaro è abbastanza alta: ciò potrebbe gravare in termini di profumi e qualità del prodotto finito, anche se ciò lo rende particolarmente commerciabile.
Originario del XVI secolo, questo vitigno lo si può trovare in tutto il territorio abruzzese con una buona diffusione in tutte le province (Pescara, Chieti, l’Aquila e Teramo).
Il nome deriva da "Trebula", ossia fattoria (Plinio il vecchio descrive un "Vinum Trebulanum", che secondo questa interpretazione, starebbe per "vino di paese", o "vino casareccio").
Preferisce crescere in zone moderatamente collinari (500-600 m s.l.m.) e le condizioni climatiche abruzzesi sono ideali per risaltare al massimo le peculiarità di questo vitigno.
Il Trebbiano Abruzzese o d'Abruzzo è un vitigno autoctono abruzzese, infatti le evidenti differenze dagli altri Trebbiani (apice, foglia, forma di grappolo ed acini, epoca di maturazione, etc.), e lo studio dei suoi cloni analizzati e selezionati (ad es.: clone Trebbiano Abruzzese I-UBA-RA TRT 27 a cura di Università di Bari e Agenzia Regionale di Sviluppo Agricolo della Regione Abruzzo, Ref.: M. Odoardi ed A. Iezzi), gli hanno valso l'iscrizione nel “Registro Nazionale delle Varietà di Vite” del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
Si presenta con grappoli e acini mediamente grandi e lo si può trovare citato anche con il termine “Bombino”.